sabato 29 marzo 2008

Digiuno - Paolo Testa.

Digiuno: via di Guarigione - Paolo Testa.

Il digiuno come via di guarigione e di realizzazione psicologica e religiosa
di Paolo Testa - Psicoterapeuta

E' nota la storia del vecchio saggio che, chiamato a salvare un villaggio dalla siccità, si apparta a digiunare e meditare per tre giorni; al tramonto del terzo giorno cade la pioggia come una benedizione per gli abitanti del villaggio che, stupiti e meravigliati chiedono al saggio come abbia mai potuto ottenere un tale prodigio."Mettendo ordine in me stesso il mondo esterno si è di conseguenza riequilibrato", è la risposta del saggio.

La metafora esprime correlativamente la trasformazione che puo' compiere l'uomo ricorrendo al digiuno e alla meditazione. Le tradizioni religiose ed esoteriche, sia orientali che occidentali, ben conoscevano queste trasformazioni e lo prescrissero come metodo per purificare il corpo e la mente e come via d'accesso verso dimensioni transegoiche e spirituali.

Al tempo stesso il digiuno è una pratica istintiva e naturale a cui ricorre l'animale ferito o malato, che si apparta ed isola astenendosi dal cibo sino al ricupero delle forze vitali ed alla guarigione.

Sono note inoltre le condizioni eccezionali del digiuno animale durante il letargo invernale o durante periodi peculiari di trasformazione quali la stagione degli amori: è l'esempio dei salmoni che interrompono l'assunzione del cibo quando percorrono il viaggio estenuante a ritroso lungo i fiumi per cercare luoghi adatti alla riproduzione.

Il digiuno è conosciuto in ambito antropologico: si pensi alla popolazione degli Hunza del Tibet, le cui eccezionali condizioni di salute sono state attribuite, oltre che allo stile di vita ed alle condizioni sociali equilibrate ed eccezionali, al periodo di semi-digiuno che dovevano affrontare data la scarsità del cibo nel periodo invernale (Bircher R.,1980).

Meno noto è sicuramente l'uso del digiuno come strumento di disintossicazione del corpo e di prevenzione ma anche guarigione dalle malattie: è il caso del digiuno idrico igienista, adottato dalla Naturopatia e in particolare dall'Igiene Naturale, un movimento sorto nel secolo scorso per opera di alcuni medici e naturopati che anticiparono gli attuali contributi della Psicologia della Salute proponendo un' originale interpretazione del ruolo della patologia all'interno del "Sistema uomo" e prescrivendo la pratica del digiuno e la promozione di uno stile di vita "conforme alle leggi della Natura" come via di guarigione e di mantenimento della salute olistica.

Riferimenti al digiuno sono presenti nella letteratura medica ufficiale di tutto il mondo che riportano ricerche sui cambiamenti fisiologici e sugli effetti terapeutici che accompagnano l'astinenza dal cibo. ( Sidhwa K., 1991; Gazzeri G. 1991).

Il digiuno è quindi stato ed è utilizzato in contesti e con finalità differenti essendo un fenomeno noto e conosciuto nel suo aspetto antropologico, religioso e terapeutico. Cionondimeno la ricerca scientifica e accademica ha trascurato e tende tuttora a trascurare la possibilità della valutazione sistematica degli effetti e dei fenomeni che si verificano quando l'uomo si astiene dal cibo: intento di questo intervento sarà quello di fornire una definizione ed una sistematizzazione della pratica del digiuno al fine di invitare esplicitamente i ricercatori ed il mondo accademico all'indagine sperimentale delle trasformazioni biochimiche, fisiologiche e psicologiche che caratterizzano questa pratica.

Definizione e delimitazione della metodologia del digiuno

Esistono differenti modalità pratiche di digiunare e vari autori utilizzano il termine digiuno con riferimento a metodologie differenti. Nel definire e delimitare la pratica del digiuno faccio riferimento ad una strutturata metodologia maturata dalle osservazioni e dalle ricerche dei medici igienisti e naturopati e dalla mia personale esperienza nell'assistenza e conduzione di gruppi di digiuno.

Il digiuno è inanzitutto una scelta responsabile adottata da una persona che si è documentata sugli effetti e sulle possibilità di questa pratica.

Questa scelta è indirizzata verso un metodo di guarigione, di prevenzione e di realizzazione personale che consiste nella completa astinenza dal cibo in condizioni di ritiro dalle attività quotidiane e lavorative per un periodo limitato nel tempo, mediamente 5-15 giorni, limitando l'organismo all'assunzione della sola acqua oligominerale.

Questo metodo si differenzia da altre forme di digiuno "mitigato" che comprendono l'assunzione del cibo sotto forma di succhi freschi di frutta e verdura, coadiuvati da tisane e decotti depurativi; e si differenzia dalle diete di sola frutta e dalle diete vegetariane in genere, attivando rispetto a queste determinati e peculiari processi di compensazione fisiologica e di regolazione omeostatica.Cionondimeno le diverse forme del digiuno e i diversi regimi alimentari hanno indicazioni,controindicazioni ed effetti che in questa sede non è possibile analizzare. Basti quindi per ora limitare il campo di questo intervento al digiuno idrico.

La metodologia del digiuno prevede un periodo di preparazione all'astensione dal cibo con un regime alimentare di disintossicazione consistente nella progressiva eliminazione dei cibi solidi sino ad arrivare all'assunzione di soli liquidi (succhi freschi di frutta), alla sospensione di farmaci e all'eliminazione di sostanze tossiche o eccitanti.La fase della rialimentazione sucessiva al digiuno ricalcherà nel modo inverso la fase preparatoria, garantendo il progressivo ripristino e riassestamento delle naturali funzioni fisiologiche.La durata del digiuno può variare in base alle condizioni psicofisiche dell'individuo (peso, tipologia, condizione energetica, eventuale patologia). Sebbene vi sia la possibilità di digiunare per periodi di tempo prolungati (oltre 30 giorni,) ritengo che la durata media di 5-15 giorni, preceduti da una buona fase preparatoria è da cosiderarsi efficace oltre che sicura.La particolare condizione dell'astinenza dal cibo richiede, onde facilitare l'evoluzione dei processi fisiologici e psicologici, che il digiunante sia a riposo in situazioni residenziali di ritiro dalle attività lavorative e quotidiane.

Le attività di assistenza richiedono a seconda della specificità dell'equipe il ricorso a tecniche psicocorporee (come esercizi di yoga, bioenergetica, qi-qong, rebirthing) o l'eventuale utilizzo di pratiche naturopatiche e l'intregazione con le medicine umanistiche (dall'agopuntura, all'omeopatia, al reiki, ecc..). (Bauer E. 1991).

Altrove (Testa P., 1994) ho descritto un approccio integrato al digiuno, ove ho sottolineato la necessità di affiancare interventi di consulenza psicologica e di psicoterapia all'esperienza dell'astensione dal cibo, per consentire il contenimento e l'elaborazione del vissuto emotivo della persona che digiuna e soprattutto per consolidare la mobilitazione delle risorse inconsce verso il cambiamento esistenziale e l'adozione di uno stile di vita tendente al benessere. Ritengo che il ricorso alle tecniche di evoluzione della coscienza, come la psicoterapia e la meditazione, sia essenziale nel rendere il digiuno uno strumento che non si limiti alla cura della malattia ma che svolga un ruolo determinante nella promozione e nel mantenimento della salute (intesa come capacità di funzionamento armonico dell'organismo nella sua dimensione biopsicospirituale). Infatti il digiuno è un esperienza umana fondamentale, che trascende la semplice riduzione dell'apporto alimentare.

Dalle suddette considerazioni deriva la neccessità di:

  • elaborare un modello operativo di riferimento in grado di comprendere in modo olistico l'osservazione dei fenomeni che accadono durante il digiuno;
  • definire metodologie e modalità di assistenza ed intervento al digiuno che sappiano considerare l'integrità ecologica del sistema uomo;
  • elaborare possibili vie di integrazione con le Medicine Umanistiche e con le psicoterapie;- sperimentare e valutare scientificamente gli effetti ed i limiti del digiuno.

Il modello olistico

Nel parlare di modello olistico intendo riferirmi ad un approccio che consideri l'uomo nella sua multidimensionalità e quindi consideri la malattia in modo globale come determinata dall'interazione complessa di fattori ambientali, alimentari, relazionali, energetici, psicologici e spirituali. Un modello quindi che bypassi l'attuale riduzionismo materialista-meccanicista e porti a riconsiderare, in modo laico e scientifico, gli aspetti psicologici e psicoenergetici dell'essere umano nonchè quelli transpersonali, al fine di aiutare il processo di trasformazione da un uomo malato in un mondo malato ad un uomo nuovo, sano e vitale, capace di percepire coscientemente ed ecologicamente la globalità e l'unità della vita ed il piacere dell'essere.

Il modello a cui faccio riferimento considera l'uomo come "sistema energetico aperto": esso mantiene un flusso continuo di scambio di informazioni con l'ambiente, è un sistema in stato di equlibrio dinamico ed è dotato di flessibilità e di processi interni autoregolativi finalizzati all'omeostasi ed alla autoriparazione e rigenerazione.

La malattia è intesa come lo sforzo che il sistema attua in modo controllato per ristabilire l'equilibrio. Siamo di fronte a un modello "benefico" di malattia (Lapassade F., 1986) e a un modello biopsicosociale (Bertini M., 1988).

In particolare nel modello igienista la malattia è il mezzo che l'organismo adotta per far fronte alla "tossiemia" o intossicazione cellulare profonda e ristabilire l'equilibrio energetico. Diversi fattori concorrono nell'intossicazione e nell'alterazione dell'equilibrio energetico:

  • stress cronici in condizioni di inibizione dell'azione e dell'emozione (Laborit H., 1986) (che alterano il normale funzionamento reciproco del Sistema Nervoso Autonomo e, per il principio della Psiconeuroimmunomodulazione (Spano I. 1990) concorrono nell'indebolire il sistema immunitario e nel disarmonizzare il sistema endocrino);
  • lo stile di vita in contrasto con le leggi della Natura.

In questa sede non mi è possibile approfondire le complesse interazioni dei diversi fattori della salute e della patologia. Rimando a Testa P.(1994) ed ai lavori di Liss (1986), Reich W. (1948; 1949), Merien D.(1985; 1990).

Cionondimeno, intendo sottolineare la portata esplicativa e terapeutica di questo cambiamento paradigmatico del concetto di salutemalattia: essa descrive in modo più efficace e completo la patologia acuta e cronica e la cosidetta malattia psicosomatica, descrivendo l'interrelazione dei fattori ambientali, alimentari, ecologici ed il ruolo dello stress e dell'inibizione dell'azione e dell'emozione .

La malattia acuta è un mezzo di disintossicazione ed eliminazione delle tossine: si pensi alla febbre come aumento della temperatura corporea al fine di realizzare l'ossidazione delle tossine: esso è un processo regolato dall'organismo e che non va quindi soppresso farmaceuticamente. Lo stesso si può dire del vomito, del raffreddore e delle condizioni infiammatorie in genere. Nel modello igienista il ruolo dei batteri e dei virus è secondario, essendo la proliferazione dei microorganismi determinata dal "terreno tossiemico" che offre loro il nutrimento: essi si ridurrano quando la disintossicazione ridurrà loro questa possibilità. L'ipertensione arteriosa ci offre invece un esempio della più complessa patologia cronica: la cronicizzazione della compressione arteriosa è dovuta alla ripetuta secrezione di noradrenalina che accompagna le condizioni di stress in situazione di inibizione cronica dell'azione e che per un effetto di feedback rinforza ulteriormente lo stesso sistema di inibizione (Liss J., 1986). Al tempo stesso il regime alimentare e lo stile di vita concorrono nell' alterazione della parete interna delle arterie.

Per la nota legge sistemica, la patologia verrà risolta nel modo più efficace da interventi simultanei sui diversi livelli di organizzazione del sistema uomo e sulle diverse concause della malattia: il digiuno è un metodo che assolve pienamente a questa esigenza, garantendo modificazioni simultanee a livello biochimico, fisiologico, neurofisiologico e psicologico; gli effetti del digiuno sono inoltre potenziati dall'integrazione con le medicine umanistiche e soprattutto con la psicoterapia e con le tecniche di evoluzione della coscienza. Più oltre si comprenderà in che modo ciò possa avvenire.

Trasformazioni fisiologiche che l'organismo compie durante il digiuno.

L'evoluzione delle modificazioni psicofisiologiche correlate al digiuno segue in genere la curva delle funzioni vitali individuata da Reich W. (1948) : intensificazione della carica con aumento dell'eccitazione energetica sino al punto massimo di non ritorno, a cui sussegue la scarica e quindi il rilassamento ed il benessere.

Così i primi giorni di astensione dal cibo vedono in genere l'intensificazione dei processi di disintossicazioe ed eliminazione da parte degli organi emuntori, con aumento del livello di tossiemia del sangue e quindi con leggera acidificazione e corrispondente sintomatologia.

Questo può portare alle cosidette "crisi di disintossicazione fisiologica e psicologica che si possono manifestare sotto forma di sintomi come emicrania, nausea, irritabilità, ansia, astenia , raramente febbre.

Questa sintomatologia non si verifica in ogni digiunante e dipende da diverse variabili come il livello di disintossicazione, la condizione psicologica ed energetica ed anche la prerarazione alimentare, che ha la funzione di remineralizzare e disintossicare l'organismo permettendo l'armonico dispiegarsi delle modificazioni correlate al digiuno.

Nell'approccio integrato le crisi di disintossicazione sono ulteriormente limitate dal lavoro psicoenergetico e dal contatto relazionale empatico che permette di liberare le cariche energetiche compresse, di sciogliere le tensioni e favorire il rilassamento e la purificazione del corpo e della mente. L'intervento nel momento dell'eliminazione delle tossine dovrà tener conto delle condizioni di sensibilità dell'organismo a digiuno e di quanto precedentemente riportato relativamente alla patologia acuta come mezzo adottato dall'organismo per ridurre il livello di intossicazione e ristabilire l'equilibrio energetico: si eviterà perciò di bloccare il sintomo ricorrendo a farmaci o a qualsiasi metodo che non rispetti l'ecologia dell'organismo, semplicemente lasciando scemare spontaneamente e fiduciosamente la crisi.

Una puntualizzazione a questo punto è necessaria: il terapeuta o l'equipe che assiste il digiunante deve aver maturato una profonda conoscenza dei meccanismi regolativi dell'organismo e una consapevole fiducia nella vis medicatrix naturae e nelle capacità dell'Inconscio.

L'assistenza al digiunante è soprattutto un'assistenza empatica di con-tatto relazionale per "con-tenere e con-prendere" l'intera persona e aiutare il fluire delle energie a livello fisiologico o comunicativo: si tratta soprattutto di non intervenire e di "lasciar essere" il sintomo. Questo paradosso del non agire, tipicamente taoista, è il principio guida che permette l'evoluzione naturale e spontanea dei fenomeni del digiuno, dall'iniziale difficoltà per accedere al ben-essere del corpo disintossicato e rilassato.

E' chiaro che quanto vado affermando si può realizzare solo con una formazione olistica che preveda la crescita personale e relazionale oltre che professionale. Il digiunoterapeuta dovrà aver approfodito inoltre la conoscenza della fenomenologia del digiuno, in particolare dei segnali caratteristici del lavoro degli organi emuntori, e saprà riconoscere il momento dell'interruzione del digiuno nel caso di esaurimento delle riserve ( che si può verificare comunque in tempi che si prolungano notevolmente oltre la media abituale e sicura dei 515 giorni) e nel caso di eventuali scompensi emotivi, ansie o paure eccessive.

Rimando alla bibliografia per gli approfondimenti relativi alla semeiotica del digiuno. (Shelton H., 1974; Magnano S. ,1989).

L'intenso processo di disintossicazione è possibile a partire dal risparmio energetico dovuto alla particolare condizione di riposo fisiologico ed al fenomeno dell'autolisi (Shelton H.,1986; Boudreau, 1991). L'autolisi è il processo attraverso il quale il corpo si nutre delle proprie riserve alimentari, determinando la liberazione delle tossine dai depositi che sono stati assorbiti dall'organismo.

Questo meccanismo è mirabilmente guidato e controllato ed evidenzia le straordinarie capacità di adattamento e trasformazione del corpo umano: dal livello cellulare a quello organico il corpo è in grado di disintegrare, assorbire e rigenerare parti di sè danneggiate o non più funzionali.Così durante il digiuno vengono attivati determinati processi di autofagia che seguono mirabilmente un ordine precisamente delineato: vengono dapprima consumati i tessuti e le riserve che nell'economia generale dell'organismo hanno minore funzionalità, mentre i tessuti vitali e le proteine muscolari non vengono intaccati se non in stati di inanizione che vanno ben oltre le fasi del digiuno terapeutico. Durante il digiuno, precisi meccanismi regolano il fabbisogno di nutrimento del corpo garantendo il risparmio proteico, poichè il glucosio indispensabile è tratto dapprima dalla riserva del glicogeno epatico e in minima parte dalle proteine endogene e successivamente dal catabolismo degli acidi grassi. (Whilelmi De toledo, 1991). Le riserve dei minerali e delle vitamine garantiscono in genere la sicurezza del digiuno medio di 515 giorni, soprattutto se è stata condotta regolarmente l'alimentazione nel momento del pre-digiuno: nei casi di debilitazione o di patologie gravi si garantirà il minimo apporto necessario di vitalie attraverso l'assunzione di piccole quantità di succhi freschi di frutta o verdura. (va detto che nel caso di patologie gravi è consigliabile alternare brevi digiuni a periodi da alimentazione crudista e dieta disintossicante).

I processi fisiologici della disintossicazione e dell'autolisi hanno una notevole valenza terapeutica: le osservazioni cliniche, di cui la letteratura è a conoscenza, riportano casi di guarigione anche eccezionale rispetto ai tradizionali sistemi terapeutici.

I vari autori riportano risultati notevoli nella guarigione delle malattie acute e di malattie croniche anche gravi, come diversi tipi di tumore (Shelton H, 1986 ), per l'effetto dell'autolisi e dell'aumentata funzionalità del sistema immunitario.

I miglioramenti riscontrati includono le malattie del metabolismo (ipercolesterolimia, iperglicemia), con la riduzione dei trigliceridi, dell'aterosclerosi, e con il riassestamento del rapporto tra LDL ( che si riduce) e HDL (che aumenta) (Simeone S., 1991).

IL digiuno è stato utilizzato nel trattamento dell'obesità con buoni risultati, che possono essere stabilizzati dall'intervento psicologico che aiuta nel cambiamento dello stile di vita (Sidhwa K., 1991).

Lo stesso dicasi per il tabagismo e per le dipendenze in genere, dal momento che il corpo a diguno rifiuta spontaneamente l'assunzione di sostanze tossiche.

Passebecq A.(1991) riporta risultati interessanti nella malattia cardiocircolatoria, sottolineando l'importanza dell'alimentazione mineralizzante precedente al digiuno.

Tra gli effetti fisiologici è sicuramente il ringiovanimento delle cellule e dei tessuti del corpo che si evidenzia nel generale aspetto più rilassato e vivace, caratterizzato dalla lumninosità che esprime la salute olistica: gli occhi si schiariscono e diventano più brillanti, la pelle si distende acquistando un colore ed un tessuto migliore. (Shelton H.,1986; Morgulis S., 1923 ).

In sintesi, il digiuno è uno strumento terapeutico efficace nelle diverse forme della patologia: esso permette di perdere peso in modo fisiologico ed equlibrato, provoca l'autolisi delle crescite anormali, ristabilisce l'equilibrio biochimico e psicoummunoendocrinologico, permette agli organi del corpo di riposarsi fisiologicamente promuovendo il recupero energetico e spesso l'autorigenerazione (Wilhelmi De Toledo F., 1991).

La metodologia del digiuno è quindi sicuramente degna di attenzione, oltre che sicura, ed ha una notevole potenzialità terapeutica che può essere implementata ulteriormente dall'integrazione con le medicine umanistiche e con le metodologie della psicoterapia: quest'ultima agisce nella direzione del ristabilimento dell'equilibrio emotivo e dell' elaborazione dell' aspetto psicologico e del vantaggio secondario della malattia: la guarigione, spesso si può relizzare solo dopo che la persona a livello inconscio abbia rinunciato alla malattia e alla sua "abitudine" , avendo trovato valide e più efficaci alternative ad essa.

Se gli effetti sono notevoli e degni di attenzione scientifica, le controindicazioni al digiuno riguardano i casi di grave debilitazione, con elevato tasso tossiemico, ridotta disponibilità energetica e minima riserva di vitalie: in questi casi, valutati dall'esperto digiunoterapeuta, si prescrive una dieta crudista, a base di frutta fresca e verdure, a cui solo in un eventuale secondo momento si alterneranno brevi periodi di digiuno

Aspetti psicologici del digiuno

Allorchè una persona digiuna si verificano contemporaneamente diverse modificazioni dell'ambiente interno ed esterno.Queste modificazioni hanno un effetto essenzialmente destrutturante sulle attività psichiche e funzionali dell'Io, fenomeno che si manifesta nella generale regressione delle modalità comportamentali, con allentamento delle difese rispetto al mondo emotivo e con depotenziamento del pensiero associativo e logico che si caratterizza in forme di pensiero analogiche, talvolta irrazionali ma sicuramente creative.Tra gli effetti di questo fenomeno vi sono il miglioramento dell'attenzione, della concentrazione e della memoria: una più fluida lucidità mentale viene sperimentata dal digiunante, con affioramento di idee nuove e creative rispetto ai problemi pratici ed esistenziali.

Durante il digiuno si è più in contatto con il proprio mondo interiore ed emotivo: la particolare condizione regressiva, unitamente alla disattivazione del Sistema di Inibizione dell'Azione, può determinare spontanee scariche di espressione emotiva, che favoriscono l'abreazione catartica e la liberazione degli impulsi e delle tensioni bloccati: è osservabile quindi come l'intera variabilità emotiva, (dalla gioia alla paura alla tristezza alla rabbia), che nelle situazioni quotidiane viene repressa ed inibita, durante il digiuno affiora più facilmente alla consapevolezza e viene più facilmente espressa, comunicata e, soprattutto elaborata ed integrata, divenendo quindi risorsa per la crescita.

La consulenza psicologica favorirà il contenimento emotivo: l'emozione, nel suo significato etimologico di "ex-movere", cioè muovere verso l'esterno, seguirà il suo flusso naturale, divenendo come un fiume che scorre liberamente all'interno dei sicuri argini del gruppo e del lavoro terapeutico.

Dalla liberazione emotiva deriva l'aumentata capacità di rilassamento e la più profonda disponibilità respiratoria e distensiva.

Un dato interessante, strettamente relato alla liberazione emotiva è la perdita di peso, che in alcuni casi di inibizione è limitata nonostante l'astinenza dal cibo e che, una volta espresse ed elaborate le emozioni trattenute, aumenta sensibilmente. Le diverse modificazioni psicofisiologiche sono caratterizzate inoltre da un maggiore collegamento con l'Inconscio, che si può evidenziare nell'emergere di ricordi e di insights spontanei rispetto alla storia e all'esperienza personale. Lo stesso mondo onirico si fa più vivido e ricco, più facilmente rievocabile ed accessibile, condizione elettiva per il lavoro di elaborazione gestaltica e psicologica dei messaggi provenienti dall'Inconscio. Il particolare stato di coscienza alterato, che è diverso da altre condizioni, è dovuto alla deprivazione sensoriale e alle catteristiche modificazioni del biochimismo interno, unitamente alle condizioni ambientali esterne. Durante il digiuno avvengono determinati cambiamenti delle abituali strutturazioni che hanno il ruolo di stabilizzare (Tart C., 1975) lo stato di coscienza ordinario:- si modificano i rinforzi ambientali, le attività quotidiane; la condizione di riposo e l'inattività prevalgono rispetto alla strutturazione della giornata secondo il ritmo dei pasti e dell'attività lavorativa;-si modifica l'imput degli esterocettori (Tart C., 1975): Si affina la sensorialità in genere e gli organi del senso percepiscono la realtà esterna in modo diverso (sicuramente in modo più fluido e raffinato);-varia in maniera notevole l'enterocezione, la percezione cenestesica che informa la mente sullo stato interno del corpo, sul grado di tensione muscolare, sulla temperatura corporea: vengono a mancare le molteplici stimolazioni indotte dall'assunzione del cibo: la lunga catena di sensazioni legate alla stimolazione sensoriale (gustativa, olfattiva, visiva , cenestesica) e di sensazioni interne legate alla digestione, all'assimilazione, alla metabolizzazione e all'evacuazione.

Variano quindi le tre principali sensazioni corporee (Liss J.,1994): la sensazione fetale superficiale, a livello epidermico; le sensazioni legate al movimento muscolare; le sensazioni "ombelicali" e viscerali. Si può comprendere quindi come il digiuno sia utilizzato come strumento di espansione della consapevolezza: esso allenta i meccanismi di radicamento dell'Io alla realtà consensuale, favorendo l'integrazione delle funzioni emisferiche del cervello ed in altri termini, favorendo il collegamento tra conscio ed inconscio. Destrutturandosi le funzioni di stabilizzazione dello stato ordinario di coscienza, la consapevolezza si trasforma in una condizione particolare di sensibilità, recettività ed accesso alla creatività interiore e superiore: si è più facilmente disponibili alla percezione delle energie psicocorporee e dell'emotività che fluisce nelle ondate neurovegetative che attraversano il corpo, così come si è più facilmente permeabili rispetto alla percezione della dimensione transpersonale e spirituale dell'esperienza della vita.

Al tempo stesso la particolare condizione di alterità dello stato di coscienza e la consapevolezza delle dimensioni psicoenergetiche e transegoiche possono essere implementate dalla meditazione e dal lavoro psicoterapeutico, che facilita ulteriormente i processi mentali secondari e regressivi.

Con Bandler e Grinder (1980) sottolineo che in "uno stato alterato di coscienza la persona dispone di un maggior numero di possibilità di scelta, diversa da quella di cui dispone nel suo normale stato di coscienza". Dispone cioè di risorse nuove e più adattive, poichè non ha più il consueto "modello del mondo", e quindi l'apprendimento e la disponibilità al cambiamento hanno maggiori probabilità di realizzazione.

Il momento del digiuno è, in questo senso, un momento di ristrutturazione degli schemi mentali che orientano l'individuo nel mondo: ristrutturazione che si attua nella possibilità di cambiamento di determinate strutture di credenze, in particolare relative ai processi psicofisiologici dell'organismo: l'esperienza diretta e profonda del proprio corpo che regola in modo equilibrato le funzioni di adattamento all'astinenza da cibo fornisce una nuova concezione evolutiva dei processi inerenti la malattia, la salute e la vitalità energetica.

Così, l'apprendimento della possibilità del digiuno e dell'autoguarigione rafforza il senso di autostima, la sicurezza nelle capacità omeostatiche e rigeneratrici dell'organismo, e in generale la "fede nella vita" così come l'ha intesa Lowen, il quale afferma che "la scoperta che il corpo ha vita propria ed ha la capacità di curarsi da sè e la rivelazione di una speranza. Rendersi conto che il corpo ha la propria saggezza e la propria logica ispira un rispetto nuovo per le forze istintive della vita" (Lowen A., 1982).

Il lavoro psicocorporeo proposto nell'approccio integrato ha come finalità:

  • il contenimento emotivo ed empatico, nonchè la facilitazione della comunicazione;-l'amplificazione ulteriore della consapevolezza della dimensione psicocorporea ed energetica dell'organismo umano, rafforzando ulteriormente la fiducia nei processi organismici e garantendo l'elaborazione dell'esperienza vissuta nel corso del digiuno.
  • la mobilitazione e il consolidamento degli apprendimenti inconsci, al fine di garantirne l'integrazione all'interno della modello del mondo dell'individuo estendendo i cambiamenti ottenuti al contesto relazionale della vita quotidiana.

In tal modo il digiuno diventa uno dei possibili metodi di cui disporre all'interno di uno stile di vita tendente al ben-essere (e non un semplice mezzo a cui ricorrere in caso di malessere e patologia).

A livello psicofisiologico, strettamente connesso con il particolare stato di coscienza del digiuno e con i cambiamenti fisiologici indotti dall'astinenza dal cibo si verifica la disattivazione della cronicità del Sistema di Inibizione dell'azione (Laborit H., 1986) con la riduzione degli effetti dello stress e il ripristino dell'equilibrata reciprocità delle componenti del Sistema Nervoso Autonomo.

La disattivazione del Sistema di Inibizione dell'Azione è dovuta a diverse variabili:

  • in primo luogo la variabile dell'integrazione emisferica di cui si è detto, che consente la consapevolezza e l'elaborazione delle modalità soggettive di inibizione;
  • in secondo luogo la condizione del riposo fisiologico che garantisce il recupero energetico e conseguentemente contribuisce all'assestamento della reciprocità del funzionamento delle componenti del Sistema Nervoso Autonomo ;
  • in terzo luogo il riequilibramento biochimico dell'organismo con la metabolizzazione dei cosidetti "ormoni " dello stress, che verrebbero assimilati dai processi antolitici. (Bringa S. 1991). La metabolizzazione delle catecolammine, dei glucocorticoidi e delle sostanze prodotte dall'organismo in seguito all'iperattivazione del sistema nervoso ortosimpatico produrrebbe un effetto feedback nell'attivare la componente parasimpatica del SNA, fenomeno che si manifesta nell'allentamento delle tensioni psicocorporee e nell'aumentata capacità di rilassamento. Si ipotizza inoltre che l'assimilazione degli "ormoni dello stress" abbia un riscontro, per il principio della psiconeuroimmunomodulazione (Bardi F., 1990), a livello del sistema immunitario e del sistema endocrino.

E' assai probabile che questa dinamica sia una componente dell'aumentata funzionalità immunitaria che viene riconosciuta al digiuno e che fa di questo metodo uno strumento di prevenzione dalla malattia e di promozione della salute.

- in quarto luogo , la disattivazione del SIA è verosimilmente correlata al riassestamento dell'equilibrio acido-alcalino dovuta alla disintossicazione dalla tossiemia: è l'ipotesi del biologo e igienista francese Merien D. (1985), il quale asserisce che il ripristino della normale tendenza alcalina del flusso sanguigno si ripercuote a livello sottocorticale (sistema limbico, ipotalamo, sistema di inibizione dell'azione) disattivando le inibizioni e favorendo quindi l'erpressione emotiva spontanea.

Il digiuno permette quindi la riduzione degli effetti dello stress e soprattutto determina il progressivo dissolvimento delle tensioni muscolari croniche e quindi della "corazza caratteriale" (Reich W., 1973), cioè dell'organizzazione rigida dello psicosoma che si esprime come rigidità psicologica e relazionale ed anche come contrazione muscolare cronica e mancanza di flessibilità del corpo.

Allentandosi le tensioni muscolari croniche, si ha il conseguente emergere del ricordo delle situazioni traumatiche o repressive che ne sono all'origine: spesso il digiuno consente una sorta di ricapitolazione della storia personale.

Questo fenomeno ha un interessante parallelo a livello somatico con l'emergere di patologie passate che erano state trattate allopaticamente e quindi rimanevano latenti all'interno dell'organismo, e che nelle rinnovate condizioni energetiche il corpo riattiva per portare a conclusione, al fine di realizzare una condizione di equilibrio più profonda ed adattiva, con una maggiore riduzione dell'intossicazione cellulare profonda, una condizione di salute vibrante che ben si discosta dalla semplice assenza della malattia.

La disintossicazione ed il rilassamento si possono osservare nell'aumentata vitalità energetica, condizione paradossale rispetto alla concezione comune che prevede l'astenia in caso di astinenza dal cibo. Soggettivamente il ben-essere psicosomatico che si raggiunge con il digiuno è esperibile cenestesicamente nelle piacevoli ondate emotive ed energetiche che testimoniano del fluire armonico della pulsazione vitale; come dice Boadella, "il corpo pulsa dolcemente e talvolta vibra con forza quando i muscoli rilasciano parte dell'energia compressa, ed essa diviene disponibile a nutrire tutta la persona" ( Boadella D., 1987).

Una volta liberate le tossine in eccesso e dopo aver dato espressione agli impulsi ed alle emozioni bloccate, l'organismo è in grado di recuperare la capacità di gioia e di piacere e la vera e propria euforia del ben-essere olistico. Il digiuno è allora l'occasione per trasformare il vuoto (che è vuoto dello stomaco come vuoto interiore, esistenziale, affettivo e quindi assenza dell'amore) nel pieno della percezione del Sè corporeo ed energetico, nella riappropriazione del corpo che pulsa piacevolmente ed è "riempito" dalla respirazione e dalle sensazioni che lo attraversano come le onde del mare e lo nutrono profondamente e totalmente.

Così, durante il digiuno ci si nutre delle riserve immagazzinate nei depositi ma soprattutto della relazione con se stessi e con le altre persone: la funzione del gruppo non è solo di sostegno e condivisione ma è soprattutto di nutrimento affettivo ed energetico.

Da quanto detto finora si può comprendere il digiuno come particolare condizione regressiva che favorisce l'integrazione delle funzioni emisferiche con il conseguente accesso alle risorse inconsce e con la naturale disattivazione del Sistema d'Inibizione dell'Azione. In sintesi fenomeni i psicocorporei osservabili clinicamente nel periodo dell'astensione dal cibo in condizioni di riposo e di ritiro dalle attività quotidiane sono:

  • la maggiore lucidità mentale e la creatività del pensiero;
  • la liberazione delle emozioni inibite, con espressione spontanea e scariche abreative catartiche che interessano l'intera variabilità emotiva.
  • la maggiore capacità di rilassamento, con riduzione degli effetti dello stress;
  • la maggiore sensibilità al mondo interiore, con affioramento di ricordi, immagini ed insights e con accesso più fluido al mondo onirico.

Le trasformazioni fisiologiche e psicologiche sono perciò molteplici e significative e rendono il digiuno uno strumento terapeutico efficace oltre che l'occasione per un profondo viaggio interiore.

Riprendendo ora l'esempio citato dell'ipertensione, si può comprendere come la metodologia del digiuno integrato alle tecniche psicocorporee possa favorire l'autoguarigione, in quanto:

  • si verifica l'evacuazione dei liquidi e soprattutto del cloruro di sodio, riequilibrando ad un tempo i valori ematici del colesterolo e dei trigliceridi e scaricando l' apparato cardiovascolare (Whilelhmi De Toledo F., 1991);
  • viene metabolizzata la noradrenalina e al tempo stesso disattivando il SIA, se ne riduce la secrezione.
  • viene favorito il generale stato di rilassamento dell'organismo.

In tal modo la compressione arteriosa si riduce sensibilmente.

Con l'addozione di uno stile di vita salutare successivamente al digiuno verranno consolidati i risultati ottenuti.

Quanto sinora esposto ricalca l'affermazione che il digiuno è un processo regolato mirabilmente dall'unità psicofisica che è l'uomo, e che, strutturato nella metodologia sinora indicata, non è solo uno strumento sicuro e controllato, ma è soprattutto un mezzo che permette all'organismo di autoguarirsi. Tuttavia il digiuno non viene tuttora utilizzato e preso in considerazione dagli approcci terapeutici attuali.A mio parere la spiegazione di questa indefferenza rispetto a metodo così efficace e promettente è duplice:- da un lato (sociologico-epistemologico) il modello teorico che spiega il fenomeno digiuno e salutemalattia vorrebbe dire effettuare un cambiamento di paradigma che rivoluzionerebbe le strutture di credenze su cui si fondano gli approcci medici tradizionali con conseguente destabilizzazione del sistema di cura attuale. Per questo motivo è auspicabile, più che una fervente opposizione tra i diversi sistemi terapeutici, una integrazione e un'attenta valutazione scientifica per evidenziare i limiti, le potenzialità e le indicazioni della pratica del digiuno.

Ma dall'altro lato (psicologico), la paura del digiuno è riconducibile a dinamiche psicologiche ed inconsce ben precise, che l'astensione dal cibo richiama: infatti, l'atto del nutrirsi ha un significato psicologico aggiuntivo rispetto alla semplice funzione biologica: il cibo è il primo mezzo di scambio tra il bambino e il mondo (la madre in primo luogo) attraverso il quale il bambino inizia l'apprendimento della realtà ed attraverso il quale viene trasmesso il messaggio dell'amore e del contenimento materno.Così attorno all'atto del nutrirsi si struttura la relazione bambino-altro e quindi bambino-"mondo"."Il nutrimento viene identificato con l'amore nella maggior parte dei bambini in età molto precoce" (Lowen A.,1982). Le psicopatologie legate al cibo, come l'anoressia e la bulimia, testimoniano dell'ipervalore simbolico investito nel cibo che viene alternativamente vissuto come "oggetto" dal quale ottenere la gratificazione primaria (amore, sicurezza) o sul quale scaricare le tensioni aggressive e l'ansia esistenziale. La paura del digiuno va inserita in questa dinamica, ove l'astensione dal cibo può voler significare il rinunciare alla sicurezza dell'amore simbiotico: come riteneva Alexander I. (1950) la paura di morire di fame equivale alla paura infantile di non essere amati; ed è il nucleo dell'insicurezza ontologica di cui parla Laing R. (1969) cioè di quella particolare modalità di essere nel mondo che implica una minima fiducia in se stessi e negli altri, con la continua preoccupazione di controllare ed anticipare gli eventi della vita, e quidi con l'incapacità di vivere il presente e di "lasciarsi essere". Così la paura del digiuno è la paura dell'incontro con se stessi, con la propria "ombra", con il vuoto, con le parti di se stessi non integrate, la paura dei processi ritmici vegetativi e delle ondate di energia che attraversano il corpo al di là del controllo razionale, la paura quindi della propria istintualità come della disidentificazione dagli aspetti egoici della personalità.

L'atto del digiunare quindi va ben oltre alla semplice finalità della guarigione fisiologica: nella misura in cui astenersi dal cibo significa sperimentare la separazione del legame con la materia-Madre-realtà consensuale e trascendere la paura dell'ignoto, del vuoto, della non-identificazione, la pratica del digiuno diventa uno strumento, unitamente alla meditazione, per la realizzazione psicologica e religiosa, intendendo il termine religioso nel senso etimologico del termine (re-ligo, collego di nuovo): ricollegare l'uomo a se stesso, alla sua esperienza attuale, alla sua dimensione globale e biopsicospirituale.

Il digiuno è allora uno dei diversi strumenti a disposizione dell'uomo per realizzare il processo di crescita interiore e di attualizzazione delle potenzialità latenti: mi riferisco ai modelli della psicologia umanistica (Maslow A., 1966) e della psicolgia transpersonale ed in particolare al modello di Ken Wilber (1981) che intende lo sviluppo dell'uomo come un progressivo evolversi da una fase di funzionamento pre-egoico (istintuale, prelogico) ad una fase di identificazione egoica (razionale, materiale) per raggiungere gli stati superiori di sviluppo transegoici (spirituali, contemplativi, trascendentali).

E' un percorso che passa attraverso la presa di coscenza che conduce al decondizionamento culturale e alla "disintossicazione" dalle informazioni apprese relativamente alla realtà consensuale, per riappropriarsi delle diverse dimensioni dell'essere al mondo, delle potenzialità di guarigione, trasformazione e consapevolezza, per raggiungere la più completa esperienza dell'essere e riscoprire gli stati di coscienza spirituali e globali.

Il digiuno si affianca in questo percorso alle tecniche di evoluzione della coscienza (dalla psicoterapia all'ipnosi, alla meditazione in senso lato) poichè rappresenta un'esperienza fondamentale al decondizionamento, di disentificazione e relativizzazione del materiale e dell'egoico e consente di raggiungere un maggiore livello di libertà, piacere e naturalezza oltre che di rispetto interiore ed esteriore.

Il digiuno è una particolare condizione che rafforza ulteriormente le potenzialità della meditazione, favorendo la sincronizzazione emisferica e gli stati di coscienza di pura attenzione e presenza; è uno dei metodi per raggiungere le dimensioni superiori della coscienza e per realizzare la pace interiore e la capacità dell'essere umano di funzionare in modo integrato ed equilibrato a partire dal "cuore".

Disintossicando il corpo e la mente, il digiuno favorisce l'apertura dei centro energetici e in particolare del centro del cuore (Spiezia M., 1991), che presiede alla facoltà dell'amore e della compassione: l'effetto di questa purificazione energetica si riperquote a diversi livello dell'essere, poichè "la guarigione del chackra del cuore comporta il giusto equlibrio tra tutte le nostre parti e la equidistanza da richieste eccessive che rischiano di travolgerci (...); ci permette di definire con chiarezza i confini in cui ci sentiamo stabili e protetti, trovando il giusto rapporto con gli interlocutori esterni(...). In tal modo guarisce la paura d'amare (...)" (Vincelli N.A., 1996), e con essa la persona recupera la stabilità e si riappropria del proprio centro interiore trasformando le paure, le ansie, le inibizioni in accettazione e realizzando la crescita di una consapevolezza più illuminata , capace di percepire quanto di insondabile permea l'esperienza dell'essere.

E qui, addentrandomi nel regno dell'ineffabile e dell' inesplicabile, concludo il mio intervento poichè, come ci ricorda Lao Tszu, "il Tao di cui si può parlare non è il Tao" ed invito chi mi ascolta all'essenziale esperienza del digiuno e della meditazione.

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http://www.neurolinguistic.com/proxima/articoli/art-28.htm

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissimo ed esauriente articolo....grazie

Anonimo ha detto...

Vorrei solo citare il profesor Arnold Ehret che come sempre viene dimenticato il suo punto di vista quando si parla di digiuni! E dire che per farci capire che i digiuni lunghi sono pericolosi, ci ha addirittura rimesso la vita!! O non crederete, vero, che sia stata davvero un incidente la sua morte!!! Certo che no!!! Aveva riscoperto un metodo di guarigione che andava contro gli interessi delle industrie farmaceutiche e alimentari! Per questo fu ucciso!!! E il suo metodo, parla di digiuni BREVI! NON LUNGHI!!

Anonimo ha detto...

Non è stato affatto ucciso. E' caduto , probabilmente è stato un malanno. Solite teorie complottiste